Pubblico una poesia di Giovanni Cristini sul Natale che un amico mi ha inviato. E’ bello condividerla.
Ho ricevuto il tuo rosso ventaglio di versi per Natale. Lo ventilavano gli angeli scuotendo le ali. C’era la carta stagnola che mi ricorda il laghetto del presepio bambino, e il vischio dal profumo lieve di muschio, l’arancia e il mandarino e il traino sulla neve dell’asinello divino. La bottiglia di vino era la verità del cuore che si rallegra e la festa al fuoco del camino che brilla e arde nel fondo tenacemente ancora contadino. Ma oggi quale Natale se sul dosso bianco di neve più non arranca l’asino con il suo traino dorato; se gli alberi del prato non hanno più cristalli sulle dita, e il torrente ghiacciato più non muove il mulino; se i cammelli hanno perso la strada della stella e la capanna è vuota e sulla buia pietra del camino non c’è che un po’ di cenere e carbone? Quale Natale se oggi per la tua e nostra fame non c’è più pane, e per scaldarsi il cuore l’uomo alza le mani tremanti – quasi una resa mortale – al freddo fuoco del televisore?